La prima volta che ho fatto sesso con la moglie di un cuckold

La storia che vi racconto mi è successa un po’ di anni fa agli inizi degli anni 2000, dopo il mio primo divorzio prima del mio secondo matrimonio e relativo divorzio.

Vivevo in un appartamento da solo, come adesso, e cercavo di divertirmi nelle chat room di allora, una cosa piuttosto nuova all’epoca. La chat room era per coloro che volevano guardare mentre qualcuno scopava la moglie.

Lo conobbi, non era un gran chiacchierone, ma dopo esserci accordati disse che lui e sua moglie avrebbero voluto venire da me. Così gli diedi il mio indirizzo e il mio numero di telefono, cosi da chiamarmi una volta arrivati, aspettandomi di non sentirlo mai più.

Invece circa un’ora dopo il mio telefono squillò e lui disse: “Siamo qui, amico.

Mi assicurai che il mio coltello da cucina più affilato fosse a portata di mano, che il 113 fosse tra le chiamate rapide e li ricevetti alla porta. Erano più giovani di quanto pensassi, forse sui trent’anni, e un po’ grezzi a prima vista.

Lui era di altezza media, capelli corti quasi calvo, un po’ sovrappeso e burbero, non vedevo molta personalità e aveva uno sguardo sul viso come se stesse sfidando qualcosa o qualcuno.

Lei era più bassa, anche lei un po’ sovrappeso con una gonna di jeans macchiata di vernice, con un bel viso, capelli corti e tette meravigliose, grandi per essere una donna piccola, con un po’ di cedimento dovuto forse alla gravidanza.

Non guardava me, aveva lo sguardo fisso solo lui.

Era chiaro che non voleva stare qui, che sicuramente questa era stata un’idea di lui e che forse aveva un po’ paura di quello che lui avrebbe fatto se lei si fosse rifiutata.

Ok, mi dissi, questo non andava per niente come avevo immaginato. Il sesso è divertente per me solo con partner volenterosi. Altrimenti non funziona e questo non mi sembrava funzionare.

Ma poi pensai tra me e me: “Beh, naturalmente, lei è a disagio, portata qui dal suo brutale marito per scopare con uno sconosciuto più anziano, mentre lui guarda e si masturba.

Così, tirai fuori un po’ di birra e di vino e ci sedemmo al tavolo. Chiacchierammo un po’, in modo imbarazzante all’inizio, ma poi l’alcol ha fatto la sua magia.

Parlammo dei loro figli piccoli, dei miei figli grandi, del lavoro e delle case. A lui piaceva fare rally e così iniziammo una chiacchierata su piste e motori sempre bevendo, almeno io e lui l’abbiamo fatto; lei non aveva bevuto e non aveva detto nulla e sembrava ancora piuttosto a disagio.

Dopo un paio di birre, lui mi chiese dove stava il bagno. Appena se ne andò, chiesi a lei: “Ma tu sei d’accordo? Ti sta bene? Perché se non ti sta bene, basta dirlo e mi verrà in mente un motivo per mandarvi a casa. E lo farò in modo che non ti possa rimproverare. Dimmelo adesso, prima che torni dal bagno.

Mi guardò tranquillamente mentre sentimmo lo scarico del bagno. Mi sorrise, per la prima volta, e vidi quanto era carina e sexy. “Sto bene” mi sussurrò.

Lui tornò dal bagno, si versò un’altra birra e vidi attraverso i pantaloni che ce l’aveva duro. Non sembrava grande, ma rigido e spuntava dritto, trattenuto da sottili pantaloni di cotone; probabilmente non indossava le mutande perché potevo vedere il contorno della sua cappella e una goccia di qualcosa sul tessuto.

Mi alzai, misi un po’ di musica lenta e le chiesi se voleva ballare con me. Lui le lanciò un’occhiata del tipo: “Alza il culo e balla con lui!

Lei alzò gli occhi e lo guardò come a dire: “Vaffanculo, sono io che ho il controllo!

Poi mi venne in mente che siccome erano iscritti alla chat sicuramente l’avevano già fatto prima e che, sì, lei aveva davvero il controllo. E anche di me.

La musica era vecchia, forse Tony Bennett o Sinatra; un ritmo che poteva essere ballato solo come lento. Ci spostammo al centro del salotto e allungai le braccia. Lei si ripiegò su di me, tenendomi la mano con la sua, l’altra mano sulla mia spalla.

La mia mano sinistra correva lungo la sua spina dorsale fino al sedere e premetti il pugno in quella piccola rientranza. Alzò lo sguardo verso di me e sorrise quando le premetti la schiena più forte, annidandosi verso di me e sentendo il mio duro colpo contro il suo stomaco.

Santo cielo” sospirò.

Non sono uno di quelli che si vanta di quanto ce l’ha grosso, soprattutto perché non lo sono! Mi piace dire che sono di buone dimensioni e credo che forse è quello che intendeva dire.

Ci siamo girati lentamente al ritmo di musica, e lei spostò la mano dalla mia spalla al retro del collo, stringendo e palpandomi con una presa sorprendentemente forte.

Quindi la girai con la sua schiena verso di lui, così che potevo vederlo da sopra la sua spalla, seduto sul mio divano pieghevole mentre ci guardava, anzi guardava il suo culo.

Si era slacciato la cerniera dei pantaloni e il suo cazzo rigido, rossastro e nervoso, gli era spuntato fuori dai pantaloni.

Sì, è perfetto” disse con la sua voce un po’ nervosa e tossì.

Il suo cazzo si alzò mentre tossì, e quasi mi venne da ridere (ma probabilmente non sarebbe stata una buona idea).

Mentre lui guardava, feci scivolare la mia mano aperta lungo la schiena, attraverso il suo culo fino alla sua gonna, appoggiando le dita sotto il bordo e sollevandolo.

Oh, cazzo, sì” sussultò mentre le mie nocche spazzolavano il suo culo nudo, mentre lui se lo stringeva sulla punta delle dita. Afferrò poi il suo cazzo con una mano e pizzicò la testa con l’altra, probabilmente per evitare di schizzare troppo presto. Lei lo guardò da sopra la spalla e mi sussurrò all’orecchio: “Viene sempre un po’ in fretta.

Anche io mi stavo un po’ preoccupando di questo, mentre il mio cazzo le premeva nella pancia e io le tenevo il culo in mano, scavando con le dita, stringendo e allargando. Avevo fatto un sesso così eccitante solo poche volte nella mia vita. E mai con una coppia che era apparsa magicamente attraverso Internet nel mio salotto!

Ci girammo di nuovo, ora io davo le spalle a lui, quindi lei lo guardò e mi disse all’orecchio: “Vuoi scoparmi? Per favore? Mentre lui guarda?

Danzando ancora, girandosi, mi baciò, con la bocca morbida e bagnata e aperta. La sua lingua si rotolò nella mia bocca, le sue labbra bagnate schioccavano mentre io succhiavo la sua lingua.

Ci staccammo e lei si allontanò un po’, dicendo ancora una volta: “Santo cielo!” mentre si sbottonava la camicetta bianca.

Lui si era alzato dal divano e si era tirato giù i pantaloni, e si stava togliendo le scarpe ma lasciando i calzini e la maglietta. Accarezzandosi lentamente, guardò mentre lei si chinava in avanti, si slacciava il reggiseno e le uscirono le tette.

I suoi capezzoli marroni medio-grandi erano rigidi e si contraevano eretti, le areole si arricciavano con piccole protuberanze. Prese ognuno di loro tra il pollice e l’indice e li fece rotolare verso di lui. Si girò, fece scivolare la gonna sul culo e giù intorno alle caviglie, calciandola di lato e stando nuda davanti a noi.

Non si mosse per toccarla, né per baciarla, né per sentirla tra le sue gambe, dove ormai doveva essere bagnata fradicia. La guardava solamente e si accarezzava, bevve la sua birra e cercò di non venire ancora. Beh, sembrava davvero che io avessi sbagliato tutto.

Lei si era trasformata da una piccola madre maltrattata a un’astuta, ammaliante e carica di sesso, mentre lui era diventato un cornuto in pensione con il suo cazzo che si contorceva nel pugno!

E io, pensando di essere un esperto e mondano maestro del gioco sessuale, avevo giocato la stupida carta: “Mi verrà in mente un motivo per mandarvi a casa in modo tale che non ti si possa biasimare” come un cretino che dà pomposamente consigli saggi. (Sì, giusto, cretino, stai per venire nei pantaloni e non hai fatto altro che ballare con lei!)

Lei si era appena girata per affrontarmi, dando la schiena a lui, e io mi inginocchiai e strisciai verso di lei, il mio viso tra le sue gambe, spingendola di nuovo verso di lui.

Lei si accovacciò un po’, aprì le cosce e si appoggiò a lui, mentre io premevo il mio viso contro la sua figa bagnata, pelosa, con le labbra bollenti spesse e rosa.

Feci scivolare la mia lingua lungo la sua fessura e premetti la punta sul suo clitoride, sfregando e colpendo come un forsennato fino a quando lei non ha squittito e spasmodicamente chiuso le gambe intorno alla mia testa.

Provai a prendere un respiro, ma ottenni solo succo dolce e vapore.
Ansimando, si accovacciò un po’ più in basso, appoggiandosi a lui come sostegno. Mi rotolai sulla schiena, respirai profondamente e misi la faccia rovesciata sotto il suo sedere abbassato dove, con mia sorpresa e probabilmente anche con la sua, il cornuto aveva messo il suo cazzo duro e arrabbiato.

Lo spinse attraverso il suo buco del culo, tra le sue labbra spalancate e spruzzò una lunga goccia di sperma sul suo clitoride e sul mio mento.
Spinse ancora indietro e ne sparò un’altra e poi una terza più piccola che atterrò sul mio labbro superiore.

Chiusi la bocca, che non accettava di sentire che un altro uomo mi venisse sulla bocca. Mi asciugai sulla manica, (io avevo ancora tutti i vestiti addosso) e lei mi rise in faccia con un: “Ti ha preso!

Mentre mi sdraiavo sulla schiena sotto di lei, asciugandomi la bocca, lei cadde in avanti, sistemando il suo sedere bagnato sul mio viso, il suo peso sulle ginocchia, una mano sul pavimento e l’altra che mi slacciava abilmente la cintura e la cerniera.

Doveva essere diventata abile al cambio del pannolino dei bimbi con una mano sola, perché mi fece uscire il cazzo dai jeans e se lo mise in bocca con un unico movimento fluido.

E non solo gentilmente sgranocchiandolo e assaporandolo, ma proprio inghiottendolo, la mia cappella arrivò subito in fondo alla sua gola.
Si accovacciò giù sulla mia fronte, ruotando le anche in uno sfregamento delicato, dipingendomi la fronte con i suoi succhi.

Il cornuto era caduto all’indietro, seduto sul pavimento con le gambe allungate e appoggiato al divano, guardandomi leccare il sedere di sua moglie dal culo alla figa, facendo scorrere la mia punta della lingua dal suo clitoride attraverso le labbra gonfie fino al suo ano teso.

Le afferrai la testa tra le mie cosce e mi piegai i fianchi, colpendo abbastanza in profondità da colpire la sua gola profonda. Si soffocò quasi ed ebbe spasmi dal profondo, ma, riprese fiato e mi inghiottì di nuovo.
Dal mio punto di vista sulla schiena, tra le sue gambe, potevo roteare gli occhi e dare un’occhiata al cornuto.

Sorrideva, credo per la prima volta da quando erano arrivati, ma il suo cazzo si era raggrinzito nel prepuzio.

Volevo davvero farla venire prima di me, così mi concentrai sul suo clitoride. Ancora sotto di lei, lo succhiai, tirandolo fuori dritto con un bacio stretto sottovuoto, poi lo agganciai con la mia lingua attorcigliata. Il suo clitoride era duro nella mia bocca, una piccola e stretta protuberanza bianco-rosata che era impigliata alla fine della mia lingua.

Lo leccai e poi lo spinsi il più forte possibile con la punta della lingua appiattita, sfregandolo da un lato all’altro. Quando la punta del mio dito premette sul suo buco del culo, si tolse il mio cazzo dalla bocca, strillando e si irrigidì come un pesce dei cartoni animati bastonato con una tavola.

Le succhiai il suo clitoride formicolante come un piccolo cazzo e le premetti l’ano con il dito fino a farla rabbrividire e a farla rotolare via da me.

Sdraiata sulla schiena, si mise l’avambraccio sopra gli occhi, forse un po’ imbarazzata dall’orgasmo a sorpresa.

Sei venuta, tesoro?” chiese lui con una risata flemmatica.

Sbirciò sopra l’avambraccio alzato ed era davvero un po’ imbarazzata. Gli occhi le si voltarono di lato, lontano da entrambi, e disse di nuovo: “Santo cielo!

Mi venne in mente che meritava di meglio di quel suo scontroso zoticone di marito e mi sono chiesto come si potesse fare. Ma prima di tornare a dare consigli stupidi, mi ricordai di avere un’erezione. Tutti a questa festa erano venuti tranne me!

Sembrò che le fosse venuto in mente nello stesso momento anche a lei e mi guardò dritto negli occhi e, strabuzzando gli occhi in uno sguardo sexy, mi chiese: “Come mi vuoi?

Mentre tossii, si mise in ginocchio e chiese: “Quel divano si allunga?
Sì, se si tira quel gancio in fondo.

Allungai il divano e lo tirai verso il centro del soggiorno come un un palcoscenico. Lei strisciò sul pavimento e si arrampicò sul materasso del divano a fiori, con il culo all’aria come un gatto in calore.

Io strisciai, nudo, proprio dietro di lei, e mi vergogno un po’ a dirlo, annusandola come un topolino. A quattro zampe, con il culo per aria, aprì le ginocchia. Appoggiata sui gomiti, mi guardò sopra la spalla e disse: “Scopami forte, da dietro.

Lui era di nuovo duro, accarezzandosi con una mano e massaggiando il suo scroto con l’altra, girando lentamente intorno al divano per vederci da ogni angolazione.

In piedi sulle ginocchia dietro di lei, posai il mio cazzo duro tra le sue labbra pelose e notai quelle belle tette, piene e pendenti, i capezzoli duri e che puntavano dritte verso il basso: “Dio, non le ho ancora toccato le tette! Che diavolo ho che non va?” pensai tra me e me.

Le raggiunsi sotto di lei e le soppesai tra le mani, una per mano, sentendo i capezzoli duri che sporgevano nei palmi delle mani. Li tirai, lasciando scorrere i capezzoli tra le dita e poi li ho fatti rotolare tra il pollice e l’indice.

Lei allungò la mano tra le gambe, mi afferrò il cazzo e infilò la testa gonfia nella sua figa. Poi iniziò a sbattere forte all’indietro contro il mio cazzo duro, spingendolo in fondo e quasi mi buttò giù dal divano!

Potevo sentire la mia punta del cazzo sbattere contro la sua cervice mentre grugniva. Le afferrai i fianchi con entrambe le mani e la tirai fuori molto, molto lentamente, fino a quando solo la testa era tra le labbra, poi ripresi a sbatterla di nuovo contro di lei con la stessa forza con cui aveva sbattuto contro di me.

Quella lenta astinenza mi aveva fatto sentire così bene che sapevo che sarei arrivato presto. Le afferrai il culo con una sola mano, le mie dita si spalancarono su una chiappa e il mio pollice si spostò contro il suo buco del culo, come se tenessi una palla da bowling in una mano.

Rimasi dritto, rigido e immobile e la tirai indietro contro di me per il culo, rapidamente e ripetutamente, finché non mi spinsi in profondità, premetti il pollice nel suo buco del culo e spruzzai contro la sua cervice, ancora e ancora e ancora una volta.

Quando la punta del mio pollice le entrò nel retto, proprio come prima, urlò e cadde piatta sulla pancia, cercando di scappare, ma non proprio.

La seguii giù e dentro, ma solo fino alla prima nocca del pollice. Suo marito fece uno squittio e le schizzò sulla schiena, ma non molto questa volta. Mentre lei si sdraiava a faccia in giù sul materasso del divano, io mi sdraiai proprio sopra di lei, con il mio cazzo ancora scattante che si annidava nella fessura del culo.

Sentivo che il marito si stava frapponendo tra noi, ma non mi importava.

Con la bocca all’orecchio, le sussurrai: “Mi dispiace molto. Non ho messo il preservativo, ce l’ho, ma ho perso il controllo.Sono davvero, davvero dispiaciuto. Sono un maiale.

E dicevo sul serio. Lei esitò, abbastanza a lungo da farmi pensare che potesse essere arrabbiata, poi ridacchiò e disse: “Va tutto bene. Ti copro io. Non hai niente, vero?

No, assolutamente no. Lo giuro. Ho appena fatto la mia visita medica annuale, per lavoro. Fanno tutti i tipi di esami del sangue. Probabilmente per far sì che la compagnia di assicurazione possa evitare di pagare se risultassi positivo a qualsiasi cosa costosa.” dissi.

Lei sorrise e poi mi disse: “Ok, ti credo. Ma se dovessi prendere qualcosa, so dove abiti!
La guardai negli occhi e le dissi: “Sì, lo so. Forse noi…
Mi interruppe con: “No, non lo faremo!
Il cornuto si tirò su i pantaloni dall’altra parte della stanza e disse: “Ok, voi due. Smettetela con le vostre chiacchiere post sesso. Abbiamo dei bambini dalla baby sitter!

Wow, pensai, è più brillante di quanto pensassi.

Guardai il suo vestito, tirandomi su i jeans e lei che si infilava quei bellissimi seni (che ho toccato solo una volta), nel reggiseno. Lei si mise le scarpe, prese la borsa e gli prese il braccio.

Sulla porta disse: “Dispiace anche a me.
Per cosa?” chiesi sinceramente perplesso.
Per la macchia sul tuo divano.

Certo, c’era una grande chiazza bagnata sulla fodera del divano a fiori.
Amico” disse, “Non se ne andrà mai” e rise. A quel punto uscirono dalla porta e se ne andarono.

Andai verso il divano e lo riportai nella sua posizione, la macchia ora era sullo schienale, non sul sedile. Mi sa che dovrei girare il materasso e nasconderlo, uno di questi giorni.

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